Negli scorsi giorni abbiamo registrato, in collaborazione con ISE, una serie di podcast (Bridging Podcast, il podcast di Connessioni) con alcune delle aziende italiane che parteciperanno alla prossima edizione della manifestazione. Per lo più aziende produttrici, alcune espongono da molti anni, altre invece sono “giovani” per la fiera, si occupano di audio, di video, di accessori.
Ma c’è un tratto che le accomuna per la stragrande maggioranza: nell’era della produzione in Asia ormai dichiarata e sdoganata da una crescente qualità dei manufatti, il Made in Italy rimane un valore. Anche se è più costoso, più complicato per via degli aspetti normativi, sindacali ma anche, ammettiamolo, fiscali, ha ancora molto senso per le aziende del Made in Italy non solo progettare, ma anche produrre per larga parte in Italia.
Il Made in Italy è per la maggior parte di loro una sorta di secondo marchio che si somma al primo, e che comunica automaticamente, a detta di tutti (nell’ordine), qualità, accuratezza, estetica ma anche, se vogliamo, un certo estro. E che rappresenta, nel mercato globale, un indubbio vantaggio competitivo.
L’altro aspetto importante è che il Made in Italy non comunica solo i valori del prodotto o costruttivi, ma che si riferiscono anche al modo di fare impresa: sempre, nell’ordine, qualità, accuratezza, estetica ma anche, se vogliamo, un certo estro. Non a caso, come ci ha detto uno dei nostri intervistati, è proprio nel momento delle crisi che queste caratteristiche emergono maggiormente e significano una tenuta migliore.
Ecco quindi il nostro augurio per il prossimo anno, che il nostro Made in Italy resti un valore per il settore e soprattutto per il nostro modo di fare impresa e di approcciarci al mercato.
La pausa sarà breve, appena il tempo di scavallare verso il 2024: torneremo da voi con la prossima newsletter il 3 gennaio. Tanti auguri!