Lo scorso 12 luglio è morto Bill Viola, considerato il pioniere della Videoarte. Parlare del suo percorso ci offrirà l’occasione di ricordare che le tecnologie sono un mezzo, anche se è proprio grazie ad esse che si riescono a raggiungere determinati obiettivi
Bill Viola, classe 1951, ha iniziato a usare il video alla metà degli anni ‘70, quando la tecnologia era ancora molto goffa, tutto era in bianco e nero, “e la videoarte non era una opzione di carriera”, come lui sesso ha detto. Tuttavia, Viola si è impossessato subito di questo mezzo ancora senza regole, che comportava un progresso tecnologico tutt’ora in corso.
Attirato dalla possibilità di riprodurre le immagini in movimento, approda a Firenze e si unisce all’Art/Tapes/22, uno dei primissimi centri di produzione di videoarte, fondato nel 1972.
Tramite il video, Bill Viola arriva a “dettare le leggi” del tempo di fruizione della sua opera, che dura diversi minuti, un tempo che si dedicherebbe (forse) solo alla Gioconda; e anche all’interno dei suoi video il tempo è spesso “modificato”, utilizzando proprio i mezzi che il video offre. Vediamo qualche esempio di questi “mezzi”.
Del 1995 è The Greeting, omaggio alla Visitazione del Pontormo: la scena è girata in 35 mm alla velocità di 300 fotogrammi al secondo, così che i 40” dell’azione reale diventano 10 minuti nel video (lo spettatori ha così il tmepo di vedere ogni singolo dettaglio e movimento), acquistando al contempo una definizione altissima, sconosciuta se non molti anni dopo grazie al 4K. The Veiling, sempre 1995, è invece l’incontro tra un uomo e una donna in un ambiente immersivo, in cui due canali video di proiezione a colori, ai lati opposti della sala, mettono in moto le figure che attraversano lo spazio buio apparendo in nove grandi schermi di garza appesi al soffitto. O ancora The Reflecting Pool (1977-1979) nel quale Viola esplora le caratteristiche e potenzialità del mezzo visivo; una produzione estremamente complessa in epoca pre-digitale che ha richiesto una camera fissa e diverse riprese fatte dissolvere l’una sull’altra per ottenere la transizione delle immagini ricercata e sottolineare la complessità della percezione.
Nel tempo Viola ha quindi sperimentato molte delle caratteristiche sulle quali poggia la produzione video di oggi, dall’immersività all’altissima definizione, al coinvolgimento dello spettatore.
La nostra industria può trarre grande ispirazione da artisti come Viola, e non solo dall’opera in quanto tale, ma proprio dai mezzi utilizzati: non per niente Viola ha partecipato negli anni ‘80, durante la sua permanenza in Giappone, ai laboratori di ricerca del Sony Atsugi Technology Center. Infatti quanto prodotto dall’industria di oggi, dai display ai LED alle videocamere, serve e servirà anche agli artisti come Bill Viola per proseguire i loro processi creativi, e la ricerca li metterà nelle condizioni, negli anni futuri, di raggiungere sempre nuovi obiettivi.