L’evolversi del digitale e dei mondi virtuali ci costringe a ridefinire alcuni parametri legati al continuo scambio tra questi due mondi, tra i quali anche il concetto di illegalità e di reato. É lecito truffare un avatar? E la violenza nel metaverso è diversa dal furto?
I delitti nel metaverso sollevano domande complesse sulla definizione di reato e richiedono un nuovo approccio giuridico adattato alla realtà virtuale in continua evoluzione. Secondo gli esperti, la valutazione dei reati dipende dalla percezione di realtà e dalla legalità della condotta nel mondo reale. Per esempio, consumare droghe virtuali potrebbe non essere considerato reato, mentre compiere attività illecite con impatti nel mondo reale sì.
Ma proviamo a cambiare piano: la poligamia o il tradimento nel metaverso possono avere conseguenze nel mondo reale? In linea teorica no, eppure assumono un alto valore simbolico, che potrebbe impattare direttamente sulla vittima in carne ed ossa.
L’omicidio virtuale è possibile nei contesti di gioco dove previsto, ma al di fuori di questi contesti, uccidere un avatar è impossibile, e le violenze sono spesso considerate come parte del gioco stesso, senza implicazioni reali. Tuttavia, le violenze fisiche, anche senza contatto, possono avere gravi conseguenze psicologiche, come dimostrano alcune azioni di prevenzione intraprese da Meta dopo una denuncia nel 2022. Temi riproposti più recentemente da un presunto stupro avvenuto su Horizon Worlds, un mondo virtuale gestito da Meta, che ha sollevato diversi interrogativi.