Un’opera multisensoriale, un giubbotto che fa percepire il suono attraverso la cassa toracica e la tecnologia immersiva
Il termine tecnologia immersiva può riferirsi a molte cose e a molte “esperienze” diverse, anche l’arte la sta facendo propria per proiettare lo spettatore, ma potremmo dire il o la partecipante, in una dimensione diversa da quella che conosciamo, o che crediamo di conoscere.
Beatrice Sancinelli, giovane artista con una formazione nel mondo del cinema, presenterà il 5 maggio prossimo la sua ultima opera Rumore dell’Umore, un percorso multisensoriale ed immersivo realizzato grazie alle recenti innovazioni di realtà virtuale. L’opera prende spunto dalla dimensione di solitudine nella sua stanza durante il lockdown del 2020: si tratta di un viaggio emotivo per superarli, e le mura diventano la soglia e la stanza si apre; anche grazie alla tecnologia immersiva si condivide l’idea che tutti i rumori che ci circondano fanno molto meno strepitio di noi stessi, perché il vero rumore è l’eco delle emozioni che vibrano in noi.
La fruizione di Rumore dell’Umore è multisensoriale: si entra infatti in mostra in gruppi di 10 visitatori alla volta e ognuno sarà dotato di cuffie e dell’innovativo Vest3, un giubbotto tecnologico realizzato per il gaming dall’azienda americana Woojer, in grado di far percepire il suono (ideato attraverso la collaborazione dell’artista con il sound designer Nicola Gualandris) attraverso la cassa toracica che diventa cassa sonora.
Sfruttando la tecnologia aptica i suoni vengono percepiti in tutto il corpo, in un coinvolgimento fisico multisensoriale completamente nuovo dove le percezioni si amplificano a 360 gradi.
Rumore dell’Umore è un’opera d’arte, ma anche un percorso esperienziale dove i confini tra il mondo digitale e quello reale si assottigliano e si confondono